Vegetariani, vegani e il continuum verso l’ortoressia

Un servizio giornalistico recente ci ha parlato del trattamento che in Oriente spetta ai cani, quali animali da macello. Ebbene, per noi occidentali, questo è davvero troppo da sopportare. Trattare il cane alla stregua di un suino è inaccettabile! Se ci pensate però, i suini nella religione musulmana non andrebbero mangiati perché animali sacri. E’ quindi molto probabile che loro vedano noi come i fautori del male. C’è inoltre chi, indipendentemente dalla posizione geografica o dalla religione di appartenenza, decide di non includere alcun tipo di animale nella sua dieta. Essere vegetariani o vegani è una scelta di vita. Ci sono diverse motivazioni che spingono una persona a diventarlo. Potremmo elencare, oltre ai motivi religiosi e alla cultura, il rispetto per la natura e la preoccupazione per la salute. Da non tralasciare la preoccupazione per il benessere degli animali (Lund, T. B. et al. 2016) . Tuttavia non dovremmo stupirci se talvolta un regime alimentare ristretto e costrittivo celasse delle problematiche psicologiche ben più importanti.

Chi rispetta una dieta vegetariana o vegana decide volontariamente di dare ascolto ai suoi principi etici e morali. E’ stato altresì ampiamente dimostrato come una dieta povera di carne, soprattutto rossa, possa giovare alla salute (Dinu, M. et al. 2017). E’ plausibile, quindi che, spinti dalla volontà di mantenersi in salute, si scelga di portare avanti uno stile alimentare con delle privazioni. Al giorno d’oggi troppo spesso risentiamo di malattie per le quali ancora non esiste una cura. La consapevolezza che il regime alimentare possa contribuire al miglioramento della qualità della vita, giustifica le nostre scelte. Talvolta però questa preoccupazione sfocia in una vera e propria ossessione. Pensieri intrusivi rispetto all’alimentazione, dedicare la maggior parte del tempo a questa, carenza nutrizionale e preoccupazione eccessiva di contrarre malattie sono solo degli esempi (Giovenchi, M. 2016). Stiamo parlando di ciò che non convenzionalmente viene definito “ortoressia”. Il DSM-5 non la riconosce come una psicopatologia, ma la possiamo includere nel novero dei disturbi alimentari. Ricorrere ad etichette comportamentali non è mai giusto, tuttavia non bisogna scambiare una patologia per virtù (n.d. 2017).

Risvolti negativi delle diete “senza…”

Saragosa (2016) ha pazientemente stilato un elenco delle cosiddette diete “senza…”. Si tratta di come allergie o intolleranze, credenze o tendenze influenzino la dieta, mettendo al bando alcuni tipi di alimenti. Dieta senza glutine, senza latte, senza sale e/o zucchero, senza animali o derivati, senza carboidrati, solo frutta, senza cibi cotti, senza mangiare nulla! Esiste davvero la concezione che le diete con digiuni periodici abbiano la capacità di essere esclusivamente benefiche sulla salute. Ciò nonostante tutte le sopra elencate provocano delle carenze. L’esclusione totalitaria di alcune categorie di alimenti non può che essere dannosa per l’organismo. Tuttavia, senza addentrarci nel merito delle scienze biologiche, il giusto comportamento è sempre nel mezzo. Essere vegetariani o vegani va bene, ma occhio ai valori nutritivi!

Bazzi (2017) scrive “vogliamo disperatamente appartenere a qualcosa: questa è l’epoca delle identità acquisite per essere esibite. Onnivori, carnivori, vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani: scegli il tuo brand, scegli da che parte stare e combatti.”

Così la smania di mangiare sano devia dal valore conviviale del cibo e dalle qualità emotive che comporta. E’ un paradosso: l’idea di star bene viene totalmente deviata e travisata. Questa resta imprigionata nella rigidità delle regole alimentari che esulano dal piacere che l’atto del mangiare porta con sé. Come già anticipato, il DSM-5 non contempla l’ortoressia come patologia. Nonostante ciò tra quelli elencati ritroviamo il Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo che molto ha in comune con essa. L’evitamento o la restrizione, soprattutto nel periodo adolescenziale, possono essere la conseguenza di alcune condizioni. Parliamo in particolare delle difficoltà emotive generalizzate. Queste non soddisfano i criteri per un disturbo d’ansia o depressivo o bipolare, possono invece delineare un “disturbo emotivo da evitamento del cibo” (Biondi, M. 2014). Essere vegetariani o i vegani non è sinonimo di soffrire di una psicopatologia. Tuttavia le due componenti rientrano nei poli opposti di un continuum che va dal rispetto della natura all’ossessione per la salute.

Tra rispetto, tendenza e ossessione

Dati Eurispes del 2018 ci informano sulle tendenze alimentari in percentuale. L’incidenza dei vegetariani e dei vegani risale all’8%. Tra questi il 32% sono crudisti e il 23% fruttariani. Inoltre una buona parte di essi segue questo regime alimentare per contrastare le malattie, altri per rispetto nei confronti degli animali (n.d. 2018). Il detto “siamo quello che mangiamo” ha un fondo di verità. Molto ha da dire su di noi il tipo di alimentazione che seguiamo. Ad esempio un recente studio ha messo luce sul fatto che i consumatori di carne accettano di buon grado il dominio gerarchico. Di contro, i non consumatori pongono maggiore importanza ai risvolti emotivi (Allen, M. W. et al. 2010). Conferma queste differenze la strategia di disimpegno morale utilizzata dagli onnivori. Tanto per intenderci, chi mangia la carne lo fa perché non attribuisce agli animali caratteristiche psicologiche (Bilewicz, M. 2011). Possiamo così dedurre il contrario per i vegani e i vegetariani.

Altre caratteristiche attribuibili ai vegetariani/vegani sono empatia e sensibilità sia nei confronti degli animali, che verso gli uomini stessi (Preylo B. D. & Arikawa, H. 2008). Tuttavita le preferenze alimentari hanno a che vedere sì con l’identità e le scelte morali, ma anche con le tendenze. Bazzi (2017) scrive “il cibo si fa moda, posa, status symbol, un modo per aumentare la propria autostima”. Talvolta, come già specificato le cosiddette preferenze celano delle restrizioni e costrizioni. L’ossessione per la forma fisica, la paura di contrarre malattie o i deficit emotivi possono essere le fondamenta che spingono all’adozione di questi stili alimentari. Soprattutto in età adolescenziale, periodo di vita colmo di vulnerabilità, bisognerebbe porre un po’ più di attenzione a questo. Ricordiamo sempre che bisogna contestualizzare e mai generalizzare. Non dovrebbe tuttavia sorprenderci che essere vegetariano o vegano potrebbe eclissare la fase iniziale di una patologia.

Bibliografia

Allen, M. W., Wilson, M., Hung Ng, S., Dunne, M. (2000). Values and Beliefs of Vegetarians and Omnivores. The Journal of Social Psychology, 140:4, 405-422.

Bazzi, J. (2017). Carnivori, vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani: quando il cibo diventa ossessione e campo di battaglia. Il Fatto Quotidiano, F2 Magazine, Attualità. Retrieved November 26, 2018, from https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/26/carnivori-vegetariani-vegani-crudisti-fruttariani-scegli-il-tuo-brand-e-combatti-quando-il-cibo-diventa-ossessione-e-campo-di-battaglia/3878864/

Bilewicz, M., Imhoff, R., Drogosz, M. (2011). The humanity of what we eat: Conceptions of human uniqueness among vegetarians and omnivores. European Journal of Social Psychology. 41:2, 201-209.

Biondi, M. (a cura di) (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Quinta Edizione. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Dinu, M., Abbate, R., Gensini, G. F., Casini, A., Sofi, A., (2017). Vegetarian, vegan diets and multiple healt outcomes: A systematic review with meta-analysis of observational studies. Critical Reviews in Food Science and Nutrition, 57:17, 3640-3649.

Giovenchi, M. (2016). Veganesimo e ortoressia: esiste una linea di confine? Antro Di Chirone, Antropologia, Pedagogia, Psicologia, Giurisprudenza e Scienze Politiche a portata di click. Retrieved November 26, 2018, from http://antrodichirone.com/index.php/it/2016/07/13/veganesimo-e-ortoressia-esiste-una-linea-di-confine/

Lund, T. B., McKeegan, D. E. F., Cribbin, C., Sandøe, P. (2016). Animal Ethics Profiling of Vegetarians, Vegans and Meat-Eaters. Anthrozoös, A multidisciplinary journal of the interactions of people and animals, 29:1, 89-106.

n.d. (2017). Ortoressia, quando il cibo sano diventa un’ossessione e fa ammalare. Blitz quotidiano. Retrieved November 26, 2018, from https://www.blitzquotidiano.it/salute/ortoressia-cibo-ossessione-salute-2768275/

n.d. (2018). Eurispes, Rapporto Italia 2018. Vegani e vegetariani sono il 7% della popolazione dai 18 anni in su. Euripes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali. Retrieved November 26, 2018, from http://www.eurispes.eu/content/eurispes-rapporto-italia-2018-vegani-e-vegetariani-sono-il-7-della-popolazione-dai-18-anni

Preylo B. D. & Arikawa, H. (2008). Comparison of  Vegetarians and Non-Vegetarians on Pet Attitude and Empaty. Antrozoös, A multidisciplinary journal of the interactions of people and animals, 21:4, 387-395.

Saragosa, A. (2014). Ortoressia canaglia: si moltiplicano le diete “senza”. Il venerdì, i migliori articoli. Retrieved November 26, 2018, from https://www.repubblica.it/venerdi/articoli/2016/01/04/news/ortoressia_canaglia_crescono_le_diete_senza_-134786761/?refresh_ce

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About Author

Mi chiamo Laura Gabellone, e sono una psicologa in formazione: attualmente seguo un master in Psicologia Giuridica per avvicinarmi al mondo della Psicologia Forense. Ho partecipato come volontaria al sostegno di tossicodipendenti presso il Centro di Prima Accoglienza di Villa Maraini. Ho seguito diversi seminari e corsi per migliorare le mie competenze in ambito psicologico affinché io possa fare di questo un lavoro futuro. Ho abbracciato il mondo della musica seguendo il Vecchio Ordinamento del Conservatorio Tito Schipa di Lecce; ora, appassionata di scrittura, collaboro da tirocinante alla rivista di Psicologia Ambientale.

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