Un bene prezioso per la nostra salute mentale

Recentemente mi è capitato di leggere una frase del Dott. Peter Kahn, professore associato di psicologia dell’Università di Washington che diceva: “Stiamo perdendo non solo la natura ma la nostra interazione con essa”. È vero…ad esempio, ci capita spesso di passeggiare in mezzo alla natura o di osservare un tramonto ma invece di godersi lo spettacolo che la natura ci regala, il nostro primo pensiero è quello di scattare una foto e di pubblicarla sui social.

Oggigiorno le persone trascorrono sempre meno tempo divertendosi all’aperto e stando a contatto con la natura. In particolare, negli ultimi anni, l’allontanamento dell’uomo dalla natura ha avuto proporzioni incredibili: alcuni studi hanno stimato che le persone trascorrono circa il 25% di tempo in meno nella natura rispetto a 20 anni fa (Pergams & Zaradic, 2007). Non ci rendiamo conto che il contatto con il mondo naturale è essenziale per ottenere benessere sia a livello fisico che psicologico.

Vediamo quali sono i maggiori effetti positivi della natura sulla mente dell’uomo.

  • Maggiore vitalità: Stare chiusi in casa per lungo tempo ci rende tristi, spenti, piatti. Stare a contatto con la natura, al contrario, rende le persone più attive e vitali, come è stato dimostrato da numerosi studi scientifici (Ryan et al., 2010). Ciò non vale solo quando parliamo di attività fisiche svolte all’aria aperta: la natura ha un intrinseco effetto speciale sull’individuo. Essa, da sola, rende le persone più felici, più in salute e più energiche. Il Prof. Richard Ryan (2010), che ha studiato a fondo gli effetti positivi della natura sulla mente, ha commentato: “La natura è il combustibile dell’anima. Spesso quando ci sentiamo affaticati o stanchi beviamo caffè, tuttavia la ricerca suggerisce che per ricaricare le batterie è molto più fruttuoso stare nella natura”. Questa sensazione di vitalità ha effetti benefici a cascata: “La ricerca ha osservato che le persone con questo grande senso di vitalità non solo hanno più energie per fare tutto ciò che desiderano, ma si ammalano anche più raramente. Una soluzione per essere più in salute è dunque trascorrere più tempo all’aria aperta” (Ryan et al., 2010).
  • Aumenta la creatività: Stare a contatto con la natura per un lungo periodo può avere effetti proficui sulla creatività. Atchley e colleghi hanno condotto il loro studio “all’aperto”: i partecipanti della ricerca hanno trascorso quattro giorni consecutivi nella natura selvaggia. Lo studio ha mostrato che “questi quattro giorni di totale immersione nella natura e di completa assenza di tecnologia hanno incrementato la creatività e l’abilità di risolvere problemi ben del 50%” (Atchley et al., 2012). Perché succede questo? Gli psicologi hanno spiegato: “La nostra società moderna è piena di eventi improvvisi (sirene, cellulari che squillano, clacson che strombazzano, televisioni ad alto volume, etc.) che catturano l’attenzione e ci conducono a distrarci facilmente. Al contrario, gli ambienti naturali sono caratterizzati da suoni gentili, morbidi, rilassanti che permettono al sistema attentivo esecutivo di essere pienamente in funzione” (Atchley et al., 2012).
  • Riduce lo stress: I giapponesi sono grandi fans delle passeggiate nelle foreste per promuovere la loro salute mentale. La pratica si chiama Shinrin-yoku e significa “bagno nella foresta” o “trarre giovamento dell’atmosfera della foresta”. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi ha rilevato che questa pratica è particolarmente utile per coloro che soffrono di stress (Morita et al., 2006). La ricerca, condotta su un campione di 498 soggetti, ha mostrato che coloro che avevano praticato Shinrin-yoku avevano ridotto il grado di ansia e depressione rispetto ai soggetti del gruppo di controllo che non avevano compiuto l’attività, e sperimentavano un maggior senso di vitalità.
  • Migliora i sintomi di demenza: Secondo una revisione di 17 studi indipendenti (Whear et al., 2014), la presenza di giardini in cliniche specializzate può procurare benefici terapeutici a coloro che soffrono di demenza. I ricercatori dell’Università di Exeter Medical School hanno scoperto che i giardini riducevano l’agitazione dei pazienti e promuovevano il rilassamento. L’autore principale dello studio, la dott.ssa Rebecca Whear, ha spiegato: “Vi è un crescente interesse nei confronti degli interventi che conducono ad un miglioramento dei sintomi di demenza senza l’uso di farmaci. Noi riteniamo che gli spazi verdi nelle cliniche possano portare beneficio ai pazienti affetti da demenza, fornendo loro una stimolazione sensoriale e un ambiente che promuova il riaffiorare dei ricordi. Non solo, quindi, l’opportunità di tranquillizzarsi in un ambiente rilassante, ma anche un luogo per ricordare ciò da cui hanno tratto gioia nel passato”.
  • Migliora la memoria: La memoria a breve termine può essere incrementata del 20% camminando nella natura, o anche semplicemente guardando un’immagine di un paesaggio naturale. Marc G. Berman e collaboratori (2008), presso l’Università del Michigan, hanno voluto testare l’effetto dei paesaggi sulle funzioni cognitive (Berman, Jonides & Kaplan, 2008). Ai partecipanti dello studio veniva chiesto di ripetere in ordine inverso delle sequenze di numeri, esercizio che durava 35 minuti. Dopo questo compito, i partecipanti uscivano per fare una passeggiata: un gruppo camminava in un bosco, l’altro gruppo in una strada affollata della città. Una volta ritornati, ripetevano il test di memoria precedentemente fatto. I risultati mostrano che le abilità di memoria sono aumentate del 20% solo per il gruppo che ha camminato nel bosco rispetto al gruppo che ha fatto la passeggiata nella strada affollata, che invece non ha mostrato nessun miglioramento.
  • Aumenta il senso di appartenenza: Un recente studio (Van Wieren & Kellert, 2013) condotto su un piccolo campione di 10 bambini, la maggior parte appartenenti alla cultura Cristiana, ha trovato che coloro che trascorrono più tempo all’aria aperta sentono maggiormente il senso di appartenenza al mondo e sperimentano un legame più saldo con la terra. Inoltre, stare fuori casa amplifica il sentimento di apprezzamento della bellezza. Questi bambini sono più interessati ai colori, alla simmetria e all’equilibrio, oltre a mostrare maggior immaginazione e curiosità.
  • Aumenta l’autostima: Tutte le tipologie di attività svolte in mezzo alla natura possono avere un effetto positivo sull’autostima. Ed è sorprendente quanto poco si debba fare per ottenerlo. Una revisione ha analizzato i dati di 1.252 soggetti che hanno partecipato a 10 studi differenti (Barton & Pretty, 2010). Le attività considerate variavano considerevolmente tra i diversi studi: canottaggio, pesca, equitazione, passeggiate, giardinaggio etc. Lo ricerca ha rilevato che anche solo 5 minuti quotidiani di esercizio nella natura sono sufficienti per dare una spinta all’autostima.
  • Migliora i sintomi di ADHD: Secondo un recente studio, i bambini che soffrono di disattenzione e iperattività che trascorrono molto tempo fuori casa in mezzo alla natura hanno sintomi meno gravi di chi passa più tempo in luoghi chiusi. La ricerca, condotta da Talylor e Kuo (2011) su un campione di 400 bambini, ha rilevato che coloro che giocavano abitualmente in contesti verdi avevano un maggior livello di concentrazione. Inoltre erano in media più calmi, rilassati, felici.
  • Aiuta il cervello a lavorare in sintonia: Scenari naturali pacifici, come un paesaggio marino, permettono a differenti aree del cervello di lavorare in sincronia, in accordo con quanto scoperto in una ricerca condotta da Hunter e colleghi presso l’università di Sheffield (Hunter et al., 2010). Al contrario, ambienti costruiti dall’uomo, come per esempio le strade, rallentano queste connessioni nel cervello.

La natura come intervento di psicologia positiva

Uno studio (Passmore,& Holder, 2017) ha esaminato gli effetti di un intervento di due settimane, in cui 395 studenti universitari erano assegnati in modo casuale a una di tre condizioni: natura, oggetti costruiti dall’uomo e gruppo di controllo. Ai partecipanti era richiesto di prestare attenzione nel loro ambiente quotidiano a come la natura o gli oggetti costruiti dall’uomo, a seconda dell’assegnazione, li facessero sentire. Inoltre, dovevano fotografare le scene o gli oggetti che notavano descrivendo le emozioni da essi evocate.

I risultati dimostravano che il gruppo sperimentale che doveva notare elementi naturali, rispetto agli altri due gruppi, presentava un livello significativamente maggiore di benessere generale, connettività verso altre persone, verso la natura e verso la vita nel suo complesso, e più elevata tendenza prosociale.

Questa ricerca, dunque, sottolinea la connessione esistente tra il fermarsi a notare qualcosa del proprio ambiente naturale e il conseguente benessere personale. Non si tratta soltanto di trascorrere del tempo all’aperto ma di riuscire a trovare nel proprio ordinario ambiente naturale qualcosa di diverso, come notare un giardino di fiori accanto al complesso aziendale dove lavoriamo da anni e capire l’effetto positivo che questo semplice giardino può avere su di noi.

In conclusione tale ricerca ci fornisce un importante supporto empirico del fatto che la natura si configura come un efficace intervento di psicologia positiva.

Riferimenti bibliografici

Atchley, R. A., Strayer, D. L., & Atchley, P. (2012). Creativity in the wild: Improving creative reasoning through immersion in natural settings. PloS one, 7(12), e51474.

Barton, J., & Pretty, J. (2010). What is the best dose of nature and green exercise for improving mental health? A multi-study analysis. Environmental science & technology, 44(10), 3947-3955.

Berman, M. G., Jonides, J., & Kaplan, S. (2008). The cognitive benefits of interacting with nature. Psychological science, 19(12), 1207-1212.

Hunter, P. G., Schellenberg, E. G., & Griffith, A. T. (2011). Misery loves company: Mood-congruent emotional responding to music. Emotion, 11(5), 1068.

Morita, T., Mochizuki, Y., & Aiba, H. (2006). Translational repression is sufficient for gene silencing by bacterial small noncoding RNAs in the absence of mRNA destruction. Proceedings of the National Academy of Sciences, 103(13), 4858-4863.

Ryan, A., Wang, C. J., Laurieri, N., Westwood, I., & Sim, E. (2010). Reaction mechanism of azoreductases suggests convergent evolution with quinone oxidoreductases. Protein & cell, 1(8), 780-790.

Faber Taylor, A., & Kuo, F. E. (2011). Could exposure to everyday green spaces help treat ADHD? Evidence from children’s play settings. Applied Psychology: Health and WellBeing, 3(3), 281-303.

Passmore, H. A., & Holder, M. D. (2017). Noticing nature: Individual and social benefits of a two-week intervention. The Journal of Positive Psychology, 12(6), 537-546.

Van Wieren, G., & Kellert, S. R. (2013). The Origins of Aesthetic and Spiritual Values in Children’s Experience of Nature. Journal for the Study of Religion, Nature & Culture, 7(3).

Whear, R., Abbott, R. A., Rodgers, L. R., Bethel, A., Coon, J. T., Kuyken, W., … & Dickens, C. (2014). Effectiveness of mindfulness-based stress reduction and mindfulness based cognitive therapy in vascular disease: A systematic review and meta-analysis of randomised controlled trials. Journal of psychosomatic research, 76(5), 341-351.

Zaradic, P. A., & Pergams, O. R. (2007). Videophilia: Implications for childhood development and conservation. Journal of Developmental Processes, 2(1), 130-144.

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Sono Dott.ssa in Psicologia Clinica. Ho conseguito recentemente la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità presso l’Università Europea di Roma. Ho svolto il primo semestre del tirocinio post-laurea magistrale presso l’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie (ISP) di Roma. Attualmente sto svolgendo il secondo semestre del tirocinio post-laurea magistrale presso l’ospedale San Raffaele nel reparto di riabilitazione neuropsicologica. Al termine del tirocinio effettuerò l’esame di abilitazione alla professione e continuerò il mio percorso formativo specializzandomi in Psicoterapia.

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