L’essere umano gode di un legame indissolubile con l’ambiente, e questo ha concesso una ridefinizione socio-ecologica del concetto di salute, intesa come uno stato armonico con sé, gli altri e l’ambiente (OMS, 1986). Purtroppo capita che la  libertà di scelta dell’ambiente di vita per noi più confortevole, venga a mancare, e che sia la vita a scegliere per noi; questa privazione è sentita al massimo quando si varca la soglia di un ospedale in qualità di protagonista attivo del proprio viaggio, e ci si cala improvvisamente nel ruolo passivo di paziente, che vede compromettersi la propria dignità e autonomia: l’impatto di questa situazione risulta essere ancora più forte e doloroso nel paziente oncologico. Sebbene il numero di diagnosi tumorali sia negli anni cresciuto, tuttavia il numero di morti continua a decrescere per merito del cambiamento di prospettiva di cura: ad oggi si pensa in termini di qualità di vita e non più di quantità di sopravvivenza (Pinto, 2008).

L’umanizzazione dell’ambiente di cura in oncologia

Il processo di umanizzazione dei reparti e delle cure è stato avviato con la nascita, avvenuta in Europa, della prima Scuola di Umanizzazione in Oncologia: la Aiom-HuCare e l’approvazione di un documento ad opera di un gruppo multidisciplinare di esperti. Questo progetto è nato con l’obiettivo di individuare e ridurre al massimo i casi di Ansia e Depressione, dal momento che tali disturbi vanno ad interferire con l’adesione alle terapie e peggiorano la qualità di vita dei malati. In questo modo si va a restituire alla sofferenza il suo significato etimologico di “portare sotto” una possibilità di significato, che il paziente potrà riconquistare vestendosi di un atteggiamento più adeguato a fronteggiare questa nuova situazione inaccettabile.

Di conseguenza, sono state avviate delle indagini sul campo, condotte all’interno dei reparti di oncologia, per analizzare la relazione tra le caratteristiche dell’ambiente fisico e gli effetti sul benessere (Montacchini et al.,2008). Da questi studi si evince che il giudizio sulla qualità ambientale complessiva degli spazi possa influenzare la percezione della qualità della cura (Arneill e Devlin, 2002) e inoltre tra i fattori ambientali valutati dal paziente come prioritari in un ambiente umanizzato è stata individuata la necessità di un modello spaziale aperto, capace di produrre un effetto psicologico positivo e di ridurre lo stress (Van Den Berg et al., 2006). Inoltre le caratteristiche psico-percettive, funzionali e distributive dei reparti sono state dunque migliorate proprio a partire da questi studi:

  • il pavimento è stato suddiviso in zone di colori differenti, poiché funzionali a stimolare il recupero di attività motorie compromesse
  • sono stati introdotti arredi dalle forme arrotondate poiché accolgono e contengono garantendo un forte senso di sicurezza e protezione
  • le stanze di degenza sono state riorganizzate in modo tale da prevedere una zona notte e una zona giorno permettendo al paziente di rimmergersi in un senso di realtà quotidiana quasi smarrito

Come umanizzare ulteriormente il percorso di cura in oncologia

 Alle modifiche di struttura dei reparti si possono aggiungere altri fattori capaci di creare per il paziente un canale funzionale alla ripresa della padronanza di sé e del ripristino del proprio equilibrio:

  • Biblioteche: introdurre questi spazi negli ospedali ha permesso di rispondere alla continua richiesta espressa da parte dei pazienti e dei familiari di maggiori informazioni sulla malattia. Fornire questa componente educativa ha permesso ai pazienti di:
  • regolare al meglio le emozioni spiacevoli spesso create e rafforzate dalla disinformazione
  • adattarsi e gestire al meglio la malattia con strategie di coping più mature
  • riconquistare la propria autonomia psicologica e culturale e tornare ad essere promotore attivo della propria salute
  • Arte Pittorica: non si tratta di arte terapia ma bensì di spazi totalmente liberi dove non esiste uno psicoterapeuta esperto, ma sia l’insegnante accademico che il paziente sono lasciati ad uno stato di spontaneità e sensibilità personale finalizzato al ripristino delle proprie risorse psichiche e del proprio benessere psicologico.
  • Accoglienza ospedaliera con i Volontari: i volontari seguono dei percorsi di formazione finalizzati ad fornire loro gli strumenti comunicativi più idonei ad accogliere sia pazienti che familiari e ad accompagnarli per mano nel loro percorso.
  • Donatori di Musica: non si tratta di musicoterapia o di spettacoli per malati, ma si tratta di concerti organizzati  da grandi artisti (Bocelli, Arbore ecc..) con lo scopo di creare un’esperienza di avvicinamento tra medico e paziente insegnando loro una nuova cultura che gli permetta di scoprire una nuova dimensione della malattia attraverso le molteplici emozioni suscitate dall’ascolto musicale.

Conclusioni

Non sai mai quanto sei forte fino a quando essere forte è la sola scelta che hai.
(Cayla Mills)

È bene che l’uomo una volta smarrito nella strada del dolore, sappia riscoprire sia interiormente che nel suo ambiente, quella parte di sé medica e sana, capace di tendere la mano a quella parte inferma che pur continuando ad abitare in lui non riuscirà a stravolgerlo totalmente.

Bibliografia

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2017/07/19/umanizzare-cure-manifesto-traccia-iter-per-centralita-del-paziente-oncologico_nB91RWwXp6ZQFd0n3UpyqN.html

https://www.ilfont.it/attualita/umanizzazione-delle-cure-in-oncologia-78062/

http://www.brindisitime.it/umanizzazione-delle-cure-in-oncologia-arrivano-i-donatori-di-musica/

http://eprints.rclis.org/8206/

https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/11_gennaio_16/hucare-umanizzare-reparti-ansia-depressione-martinella_f3e480b4-d086-11df-9b01-00144f02aabc.shtml

http://www.aiom.it/professionisti/aiom-notiziario/aiom-hucare%3A-nasce-la-prima-scuola-in-europa-per-umanizzare-i-reparti-e-le-cure/1,1816,1.

https://www.asst-garda.it/wp-content/uploads/2015/04/2011-07-19_progetto_hucare.pdf

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About Author

Sono Lilly Cavicchioni; ho recentemente conseguito la laurea Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità presso l’Università Europea di Roma. In passato ho svolto un tirocinio formativo pre-laurea presso l’associazione DAI, Disturbi Alimentari in Istituzione, e al momento sto svolgendo il tirocinio post-laurea presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, mantenendomi nel settore dei Disturbi Alimentari. Al termine del tirocinio effettuerò l’esame di abilitazione alla professione per poi continuare il mio percorso formativo nell'ambito della psicoterapia, scegliendo una scuola di specializzazione con un approccio Cognitivo Comportamentale.

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