Quando si parla di istituzioni totali si fa riferimento a sistemi chiusi nei quali un individuo viene totalmente recluso, perdendo la possibilità di interazioni sociali e di uscire al di fuori.

Come suggerisce Erving Goffman (2010), il termine totale sta ad indicare il carattere inglobante e continuo, permanente, non poroso, soggetto ad un potere, pur facendo riferimento a diverse tipologie di istituzione. Esistono diverse forme fenomeniche del luogo di reclusione, pertanto, il termine reclusione, rappresenta un’azione sociale con una sua precisa costanza, la quale concerne l’esercizio di un potere.

Un esempio che ci tocca da vicino riguarda coloro che vengono reclusi all’interno di particolari strutture totali. Parliamo degli internati negli ospedali psichiatrici e, in particolare, dei detenuti nelle carceri, persone che, pur inseriti in diversi contesti, condividono la stessa esperienza umana. Nella maggioranza delle volte si tratta di esperienze tragiche e traumatiche che trascendono le cause della reclusione stessa, che lascia gli individui irreversibilmente deturpati e feriti.

Uno dei fenomeni più controversi che affliggono queste strutture, in particolare i penitenziari, riguarda il problema del sovraffollamento delle strutture.

Recentemente la cronaca ha portata a galla la situazione delle carceri italiane, nelle quali si assiste ad un incessante processo di sovraffollamento, fenomeno che è, ormai, giunto al limite della tollerabilità e che diverse volte è sfociato in comportamenti violenti, causando disagi difficilmente contenibili.

Nel nostro Paese, per far fronte a questa problematica è stato approvato il Piano Carceri, con il quale si è tentato di risolvere la situazione di inadeguatezza riguardo la capienza degli istituti di pena. L’idea era quella di garantire la dignità umana all’interno delle celle, dove la limitazione dello spazio fisico, dovrebbe consentire la vivibilità. Per fare questo, però, è necessario tenere in forte considerazione la qualità della progettazione dello spazio architettonico.

Il progetto ha preso forma a seguito di una tavola rotonda tra esperti in cui è emerso che non esiste alcuna cultura nella progettazione delle carceri, pertanto nessuno ha mai progettato un penitenziario con un criterio che soddisfasse le sue caratteristiche tipologiche, ponendo attenzione alla qualità degli spazi. Spesso, in Italia, la progettazione tecnica degli istituti di pena viene delegata a dei progettisti che non si sono mai accostati a questa realtà, pertanto questo non fa che andare a discapito della qualità dello spazio progettato.

Sovraffollamento, spazi angusti e claustrofobici, alte mura, materiali utilizzati per la costruzione e la quasi totale assenza di colori determinano, nel detenuto, uno stato psico-fisico invalidante che lo porta ad vivere un forte distress.

Questa cornice, unita alle dinamiche tipiche delle Istituzioni Totali, il più delle volte conduce il detenuto a subire continue mutazioni alla propria identità sociale. Questo fenomeno è stato anche sottolineato, diverse volte, dalle molte ricerche condotte negli ospedali psichiatrici giudiziari, in ambito di Psicologia Ambientale e Sociale.

Ciò che spesso viene a crearsi, negli individui facenti parte di queste strutture, è un sentimento di profonda frustrazione sia per la difficoltà e lunghezza dei processi burocratici nello svolgere azioni del tutto quotidiane e normali, sia (per quanto concerne gli istituti penitenziari) per l’impossibilità di vivere all’interno di uno spazio già piccolo di per sé come la cella.

La sola presenza di spazi condivisi, porta, inoltre, ad una forte violazione della privacy. Negli istituti totali, ad esempio nelle Case Circondariali, ogni momento della giornata è condiviso non solo con altri detenuti, ma anche con gli agenti di custodia e gli operatori. I detenuti si trovano, dunque, a passare da un ambiente estremamente piccolo e sovraffollato, ad un ambiente più ampio ma, allo stesso tempo, frequentato da tutti i presenti nella struttura.

Quello che è necessario è creare un programma ben strutturato che unisca aspetti architettonici a quelli psicologici della Psicologia Ambientale.

Sarebbe importante, dunque, concentrarsi su una nuova dimensione di Istituzioni Totali, focalizzandosi sulle dimensioni delle strutture, sull’innovazioni di spazi comuni e sulla creazione di spazi che rispettino la privacy e preservino la salute mentale del detenuto. All’interno delle Case Circondariali, ad esempio, si assiste al fenomeno detto spoliazione, cioè una consuetudine che porta il detenuto a rischiare di perdere la propria identità per acquisirne una nuova transitoria, in linea con la condizione di recluso, fino perderla in maniera irreversibile in caso di condanne piuttosto lunghe.

I paesi Scandinavi e gli Stati Uniti si sono organizzati per far fronte a questo fenomeno, adoperandosi, ad esempio, per la realizzazione di ambienti adibiti agli incontri coniugali, garantendo al detenuto la possibilità di perpetuare la propria vita affettiva e, quindi, di ottenere esiti positivi sulla propria relazione mente-corpo.

Grazie a questo tipo di provvedimenti e alla miglioria delle infrastrutture, si potrebbe ridurre questo senso di vuoto, di superficialità nei rapporti e di frustrazione creato dalla spoliazione, perché coltivare una vita affettiva renderebbe più facile e più sopportabile la permanenza. Inoltre, si alleggerirebbe significativamente la coercizione che l’istituzione totale esercita, provocando inevitabilmente una ristrutturazione e un nuovo processo di funzionalizzazione da parte del detenuto.

 

 

Bibliografia

Boccadoro L., Carulli S. (2008). Il posto dell’amore negato: sessualità e psicopatologie segrete. Tecnoprint Editore, Ancona.

Curcio R., Petralli S., Valentino N. (1990). Nel bosco di Bistroco. Sensibili alle foglie Editore, Roma.

Foucault M. (2014). Sorvegliare e punire. Nascita della prigione. Einaudi Editore, Torino.

Goffman E. (2010). Asylum. Le istituzioni totali: i meccanismi dell’esclusione e della violenza. Piccola Biblioteca Einaudi Editore, Torino.

Licciardello O. (2016). Istituzioni e cambiamento. Processi psicosociali. FrancoAngeli Editore, Roma.

Rinaldo C. (2011). Carceri a misura d’uomo. Da Edilizia penitenziaria ad architettura penitenziaria, un nuovo modello di detenzione integrato con la città. http://lnx.costruzioni.net/

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Psicologo esperto in Sessuologia clinica