Quando comunichiamo con gli altri, le parole hanno un potere enorme poiché ci permettono di verbalizzare i nostri pensieri o semplicemente di raccontarci. Cosa succede però se le parole accompagnano o lasciano il posto ad un’interazione che avviene spesso in maniera inconsapevole attraverso i gesti o più precisamente la vicinanza e la distanza dall’altro?

Molte volte entrando in ascensore ci è capitato di condividere uno spazio stretto con persone sconosciute e di sentirci infastiditi o imbarazzati per la troppa vicinanza. Questa sensazione di disagio è più che normale poiché l’altro non sta mantenendo quella “giusta” distanza che ci fa sentire a nostro agio; ognuno di noi nella quotidianità quindi stabilisce inconsciamente una determinata distanza in base alle persone che ci circondano.

È proprio il modo in cui l’individuo utilizza lo spazio e quanta vicinanza o distanza mette tra sé e l’altro che introducono il concetto di prossemica come segnale comunicativo da non sottovalutare.

Che cosa si intende per Prossemica?

Il termine “Prossemica” è stato introdotto dall’ antropologo Edward T. Hall nel 1968 ed indica la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione.

La Prossemica viene definita da Hall (1968) come: “Lo studio di come l’uomo struttura inconsciamente i microspazi – le distanze tra gli uomini mentre conducono le transazioni quotidiane – l’organizzazione dello spazio nella propria casa e negli altri edifici e infine la struttura delle sue città.

Hall con questa definizione, sottolinea la presenza costante della prossemica nella nostra quotidianità che si manifesta in qualunque contesto ci troviamo (casa, lavoro) e con chiunque abbiamo davanti, in maniera spesso inconsapevole. In tal senso, affrontando il tema dei comportamenti sociali messi in atto dall’uomo e dagli animali, l’autore sottolinea che essi hanno degli aspetti analoghi:

Il meccanismo istintivo della territorialità: l’uomo difende e percepisce il proprio territorio come porto sicuro tendendo a costruirne uno in ogni situazione o contesto (casa, città d’appartenenza, ufficio); il delimitare il proprio spazio permette di farlo sentire a suo agio, forte e protetto così come quando gli animali marcano il loro territorio difendendolo dai predatori.

La “Distanza Critica di Fuga o di Attacco”: quando un predatore supera una determinata distanza, l’animale preda spaventato metterà in atto una reazione di fuga (evita il confronto e si allontana) oppure di attacco (se si avvicina ulteriormente e lo percepisce come nemico).

Anche l’uomo mette in atto un comportamento simile quando sente invaso il proprio Spazio Personale o Prossemico, ovvero una sorta di “bolla protettiva e invisibile” che circonda l’individuo creando una distanza fisica ed emotiva tra sé e gli altri; la presenza di “intrusi” all’interno di questo spazio provoca disagio, tensione, atteggiamenti di chiusura, allontanamento, ansia e fastidio.

Ciò spiega il perché ogni qualvolta ci troviamo nei mezzi pubblici cerchiamo di trovare uno spazio vuoto dove creare un angolino tutto nostro il più lontano possibile da tutti oppure speriamo insistentemente che il posto accanto a noi rimanga libero.

Per essere a nostro agio quindi, abbiamo bisogno di sentire ben delineato il confine tra noi e l’altro difendendo il nostro spazio personale in ogni contesto di vita.

Prossemica: la comunicazione a “distanza”

Hall (1968) si è occupato di individuare 4 tipi di Distanze Interpersonali che, in base alle diverse situazioni e alle persone con cui entriamo in contatto, rappresentano la distanza che ogni persona mette tra sé e i propri simili:

La Distanza Intima: è la distanza che va da 0 a 45 centimetri. È la distanza tipica tra partner e tra madre e bambino; è basata su un rapporto di fiducia, affettività e di vicinanza fisica ed emotiva. Il contatto con l’altro non crea alcuna tensione ma permette di sfiorarsi e di comprendere le emozioni altrui.

La Distanza Personale: è la distanza che va da 45 a 120 centimetri. È la distanza tipica tra amici e familiari con i quali vi è un rapporto di confidenza e di comunicazione quotidiana; è’ presente il contatto fisico ma non c’è un rapporto di intimità con l’altro così forte come nel precedente.

La Distanza Sociale: è la distanza che va da 120 a 360 centimetri. È la distanza tipica tra colleghi e conoscenti. Regna un rapporto formale in cui non ci si confida con l’altro sulla propria vita privata ma si affrontano argomenti legati all’ambiente condiviso.

La Distanza Pubblica: è la distanza che va da 360 centimetri in poi. È la distanza tipica degli attori, dei cantanti e di chi parla ai convegni in cui non vi è l’interazione ed il coinvolgimento della singola persona ma di tutto il pubblico.

Il modello individuato da Hall sulle 4 distanze interpersonali o bolle prossemiche può essere influenzato da diversi fattori:

 L’ Ambiente: un ambiente minaccioso porta le persone a preoccuparsi maggiormente se qualcuno tenta di avvicinarsi a loro, provocandogli tensione (quartiere malfamato); in un ambiente tranquillo e familiare invece, la persona si sentirà protetta e stabilirà una minore distanza prossemica (serata tra amici)

 Il Sesso: l’uomo durante una conversazione preferisce maggiormente un avvicinamento frontale piuttosto che laterale; la donna preferisce tutto il contrario.

 Il Temperamento: una persona introversa, durante una conversazione, metterà una maggiore distanza tra sé e l’altro rispetto ad una estroversa.

 L’ Etnia: ogni popolo ha la propria cultura e quindi la propria prossemica. La popolazione occidentale tende a mantenere una maggiore distanza con l’altro a differenza di quella araba che tende ad accorciarla.

 Lo Stato d’Animo dell’individuo: una persona arrabbiata tenderà a non accettare che il suo spazio sia minacciato o invaso da un’altra persona.

 La Storia Personale: se una persona ha subito una violenza, sarà sensibile a chiunque si avvicini e userà come scudo una maggiore distanza dall’altro.

 Lo Status dell’Individuo: una persona con uno status economico o sociale alto, tenderà ad aumentare maggiormente la distanza prossemica.

Conclusioni

È importante dunque riconoscere la prossemica come un canale espressivo fondamentale tanto quanto le parole perché, come il nostro corpo utilizza lo spazio intorno a noi e come noi gestiamo le distanze in una comunicazione, rivela molto di noi stessi. Nella quotidianità bisognerebbe impegnarsi a prestare maggiore attenzione a tutti quei segnali di vicinanza e di distanza quando ci si relaziona con l’altro, in modo da comprendere quali emozioni stia vivendo in quel contesto; così facendo la giusta distanza sarebbe rispettata, il disagio alleviato e perché no, si potrebbe iniziare ad accorciare le distanze.

Riferimenti bibliografici 

Hall, E.,T. (1968), La dimensione nascosta. Milano: Bompiani

 http://www.linguaggiodelcorpo.it/2011/10/20/prossemica/

 http://www.ilsanoquotidiano.com/prossemica-mantenere-le-distanze-giuste/

 http://www.linguaggiodelcorpo.it/2011/10/19/come-e-perche-teniamo-le-distanze-fatti-piu-in-la/

 https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/neuroscienze-cervello/che-cos-e-la-prossemica-distanza-fra-te-e-altri

 https://it.wikipedia.org/wiki/Prossemica

 http://www.colorstime.com/comunicazione-non-verbale-distanze-prossemiche/

 http://www.colorstime.com/siamo-troppo-vicini-a-lezione-di-prossemica/

 http://www.colorstime.com/comunicazione-non-verbale-prossemica/

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About Author

Ho conseguito la Laurea Triennale in “Scienze e tecniche psicologiche” presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma (LUMSA) e in seguito ho ottenuto la Laurea Magistrale presso la stessa università, laureandomi in “Psicologia clinica del ciclo di vita”. Attualmente sto svolgendo il primo semestre di tirocinio post-laurea presso l’ Istituto per lo Studio delle Psicoterapie di Roma (ISP). Al termine del tirocinio annuale effettuerò l'esame di abilitazione alla professione per poi continuare il mio percorso formativo sia nell'ambito dell'Arteterapia e delle tecniche espressive, che nell'ambito della psicoterapia.

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