Nel precedente articolo abbiamo introdotto il complesso argomento della Psicologia dell’emergenza, ponendo l’accento sulle molteplici reazioni psicofisiche che gli individui possono sperimentare nel momento in cui si trovano a vivere, direttamente o indirettamente, un evento disastroso (http://www.environmentbehavior.it/psicologia-dellemergenza-unintroduzione/).

È facilmente comprensibile come la portata e l’impetuosità di alcune calamità naturali, senza dimenticare l’eventuale possibilità di perdite tra familiari e conoscenti, generi delle emozioni negative e uno stato di malessere acuto.

In queste circostanze, infatti, la distruzione parziale o totale dei propri beni e dei luoghi conosciuti, corrisponde alla genesi di un sentimento di perdita degli aspetti più intimi e privati della propria quotidianità (http://www.codice-3.org/3g/psicologia-catastrofe.htm).

Emergenza: quali conseguenze psicofisiche?

Le conseguenze psicofisiologiche che possono generarsi a seguito di un evento disastroso sono molteplici e variegate. In una recente indagine epidemiologica condotta negli Stati Uniti, si è stimato che il Disturbo da Stress Post Traumatico (DPTS) sia presente per circa il 7,8 %, ma è bene non considerarlo come l’unica conseguenza dell’esposizione al trauma; sono stati riscontrati, infatti, disturbi come depressione, disturbi dissociativi, abuso di alcol e di sostanze e rilevanti modifiche nella personalità e nelle abitudini dei soggetti con elevati tassi di comorbilità tra le varie patologie.

È stato appurato come l’insorgenza e la cronicizzazione dei diversi disturbi, siano causate dall’interazione tra: diverse caratteristiche dell’evento traumatico (natura del fenomeno, gravità, durata dell’esposizione, prossimità fisica ed emotiva), aspetti peculiari dell’ individuo (struttura della personalità, storia di vita, condizioni di salute), e fattori ambientali (quantità e qualità dell’assistenza sociale, trattamento dei sintomi) (http://www.counselling-care.it/pdf/pdf_psico/Psicotrauma100.pdf).

Critical Incident Stress Management: il protocollo per le emergenze

Per fronteggiare le emergenze è stato messo a punto un protocollo specifico, il CISM (Critical Incident Stress Management) che si occupa della prevenzione e del trattamento di esperienze traumatiche ed è suddiviso in tre fasi:

  • Fase pre-critica (interventi preventivi di formazione sulle reazioni traumatiche e psicoeducazione);
  • Fase critica (primo soccorso psicologico, defusing e debriefing);
  • Fase post-critica (consulenze di sostegno individuale o familiare, follow-up).

Nello specifico della fase critica, troviamo due tipologie di attività: il defusing e il debriefing.

Il primo è un procedimento rivolto agli operatori di soccorso, per facilitare l’espressione delle emozioni e reazioni in risposta alle situazioni cui assistono.

Generalmente viene svolto in piccoli gruppi di 6/8 persone, in tempi brevi (dai 20 ai 40 minuti), e attraverso la condivisione verbale dei partecipanti, si pone l’obiettivo di una migliore elaborazione dell’accaduto.

Il debriefing, invece è una tecnica di colloquio costituita da più fasi, che si protrae per 2-4 ore e grazie alla quale, attraverso numerosi passaggi, vengono ricostruiti gli eventi, riportati i sintomi ed esternate le proprie cognizioni ed emozioni in merito.

Il colloquio, individuale o di gruppo, viene modulato in base alle circostanze e alle specifiche esigenze dell’utenza e della particolare situazione (http://www.opsonline.it/psicologia-37553-intervento-nella-psicologia-dell-emergenza.html).

Riflessioni conclusive

Essere protagonisti, diretti e/o indiretti, di eventi drammatici e traumatici è sicuramente un avvenimento che porta con sé numerose complicanze per la persona. Occorre quindi, non sottovalutare l’impatto che determinati accadimenti possono avere sulla personalità e sul benessere psicologico.

Come riportato sopra, è di fondamentale importanza che i singoli e la comunità tutta, abbiano la possibilità di ricevere un supporto e sostegno immediato da parte di professionisti esperti.

È inoltre bene sottolineare come anche successivamente all’allarme emergenza, possa essere necessario per alcuni individui continuare a beneficiare di interventi psicologici e/o psicoterapeutici, che si servano anche di alcune pratiche specifiche, come per esempio l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Quest’ultima, mediante l’utilizzo dei movimenti oculari rapidi, attiva una comunicazione tra gli emisferi cerebrali, permettendo l’integrazione degli elementi scioccanti rimasti separati in seguito all’evento stressante. Il trauma, una volta elaborato, non viene dimenticato ma è percepito in maniera distaccata e ininfluente nella prospettiva presente, contribuendo a ristabilire l’equilibrio psicologico e una condizione di benessere personale.

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About Author

Sono laureata in Psicologia applicata, clinica e della salute, curriculum Psicologia della Devianza e Sessuologia; sono iscritta ad un Corso di Formazione biennale in Elementi di Psicologia Giuridica e Psicodiagnostica ed attualmente svolgo il tirocinio post lauream presso l’ Istituto per lo Studio delle Psicoterapie di Roma.

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