Domenica 22 aprile, mi trovavo in macchina, bloccata nel pieno traffico di Roma, quando alla radio hanno trasmesso la notizia di celebrazione dell’ “ Earth Day”, la “Giornata per la Terra” : la più grande manifestazione ambientale a livello mondiale, ideata nel 1962 dal Senatore Nelson, il quale si fece  promotore di dibattiti sulle questioni ambientali  a seguito dell’aumento di  proteste contro la guerra del Vietnam. Durante questo grande momento, i cittadini di tutto il mondo si riuniscono per celebrare la Terra e promuovere la salvaguardia ambientale, rivendicando la necessità di conservazione delle Risorse Naturali. Tale celebrazione è stata una grande occasione per poter riflettere e cogliere quanto la nostra qualità di vita dipenda dall’integrità del nostro rapporto con l’ambiente, patrimonio mondiale, che nel tempo stiamo perdendo di vista. Dovremmo guardare indietro e adottare come modello di vita, quello dei Nativi, ispirandoci alla loro capacità di sopravvivenza attraverso l’esclusiva comprensione dei sistemi naturali circostanti, ammirare come si adattavano ad essi, abbracciando stili di vita che consentissero loro la miglior interazione possibile.

Purtroppo la vita moderna, tra le molteplici tecnologie e “iperspecializzazioni”, ci ha allontanato sempre di più dalla possibilità di poter contare sia sul nostro esperto adattamento al mondo naturale, che sulla trasmissione trans-generazionale di quella saggezza locale che ha garantito in passato di trovare soluzioni efficaci in vista di una vita equilibrata in una data nicchia di pianeta; abbiamo smarrito quella sensibilità cruciale alla sopravvivenza della nostra specie.

Intelligenza ecologica

Goleman ha definito il termine di “Intelligenza Ecologica” come: “la capacità di adattarsi alla nicchia in cui viviamo, comprendere gli ecosistemi, apprendere dall’esperienza ed interagire efficacemente con l’ambiente”. La scoperta di questa grande risorsa permetterebbe ad ognuno di noi di:

  • comprendere gli effetti delle nostre azioni sugli ecosistemi,
  • applicare quanto appreso con lo scopo di causare un minor danno possibile,
  • condurre una vita sostenibile nel nostro pianeta.

Oltrepassare la scissione Uomo-Natura, cogliere che noi siamo la “parte più cosciente” della Terra, e dunque non possiamo collocarci al di fuori di questa, porterebbe ogni uomo di applicare quelle capacità che la nostra Intelligenza Sociale ed Emotiva sono solite garantirci, alla comprensione dei sistemi naturali, fondendo empatia e capacità cognitive. E’ perciò necessaria una ri-sensibilizzazione alle dinamiche naturali al fine di preservarle, andando a riscoprire tutti quegli schemi nascosti che connettono il nostro agire umano ai fenomeni naturali.

Purtroppo, non avendo sistemi cerebrali innati progettati per avvertirci delle diverse modalità in cui la nostra attività possa intaccare il nostro pianeta, questa sensibilità alle minacce “anonime” va acquisita; è per questo necessario che, la Neocorteccia o cervello razionale, la più recente struttura cerebrale finalizzata alla coordinazione dei processi cognitivi superiori, collabori con tutte quelle strutture cerebrali predisposte a segnalare allarme, paura e disgusto.

Oggigiorno la vita ci richiede di apprendere che: l’odore di vernice fresca provenga da composti chimici artificiali tossici; i gas inquinano la nostra aria; gli alimenti che ingeriamo possono contenere sostanze chimiche invisibili dannose; la possibilità di conoscere il pericolo di questi elementi, non è più diretta come in passato, ma è totalmente indiretta e arriva a noi attraverso le scoperte scientifiche. Dunque da una possibile reazione emotiva acquisita con esperienza si passa ad una comprensione intellettiva come punto di partenza. Dal momento che, comprendere tutti i sistemi, in tutta la loro complessità, richiede un bagaglio conoscitivo immenso, che un singolo cervello non può contenere, è necessaria la cooperazione tra persone per riscoprire tutte quelle abilità che definiscono una forma di intelligenza, per questo, “collettiva”, da padroneggiare come specie e ben distribuite fra reti di persone a livello mondiale.

Sviluppare l’Intelligenza Ecologica, data la sua natura collettiva, incrementerebbe di conseguenza la nostra Intelligenza Sociale, permettendoci di sviluppare un agire finalizzato al bene comune. Goleman ci suggerisce che potremmo trovare ispirazione nel modo in cui gli insetti formano gli sciami, e focalizzarci su tre regole: 1) conosci i tuoi impatti; 2) Favorisci i tuoi miglioramenti; 3) Condividi ciò che hai appreso.

 Coltivare l’Intelligenza Ecologica

 La promozione di un’intelligenza ecologica collettiva proviene principalmente dalla comprensione delle conseguenze negative su tre piani interconnessi: Geosfera, Biosfera, Socio-sfera. La Geosfera include suolo, aria, acqua e clima e vede nel riscaldamento globale il fenomeno più emblematico del suo deterioramento; la Biosfera include i nostri corpi e tutti gli altri organismi, e a suo proposito è fondamentale parlare di capacità di “sostentamento” ambientale, ricordando che ogni ambiente ha un numero limite di specie supportabile prima di danneggiarsi; e la socio-sfera,  include le condizioni umane, ossia tutti quegli impatti sociali, che hanno luogo principalmente sul lavoro e che sono stati trascurati per anni.

Per promuovere lo sviluppo di un atteggiamento ecologico è stato pensato di affiancare agli interventi di alfabetizzazione emotiva eseguiti nelle scuole ad opera di Psicologi o Counselors, degli interventi di educazione all’ecologia ad opera di educatori, con lo scopo di intervenire sui sistemi di apprendimento e rendere le persone “eco-istruite” ossia capaci di comprendere le relazioni tra le proprie azioni e il mondo naturale. Guidare l’individuo in un percorso di ri-avvicinamento alla natura, consentirebbe di discostarsi un minimo da quel modello economico di civiltà industriale, che ha causato la perdita della nostra Identità Ecologica. Educare l’individuo all’ambiente significherebbe educarlo alla salute perché tra qualità di vita e qualità ambientale c’è un legame inscindibile.

Conclusioni

Continueremo ad essere causa del nostro male, fino a che seguiteremo a vivere la nostra routine totalmente sconnessi dall’impatto negativo che questa possa avere sul mondo. Bisognerebbe uscire da questa visione del mondo “ego-sistemica”,  che pone al centro il nostro io, amplificando i nostri bisogni che diventano insoddisfacibili, ed entrare in una visione di mondo “eco-sistemica” che guardi oltre il nostro sé, permettendoci di soddisfare i nostri bisogni nell’ambiente, a contatto con gli altri e tornando ad esplorare per percepire e conoscere veramente ciò che ci circonda e noi stessi.

http://www.earthdayitalia.org/CELEBRAZIONI/Giornata-Mondiale-della-Terra

Goleman D. (2010), Intelligenza ecologica, Milano: Rizzoli.

http://www.didatticare.it/accrescere-la-coscienza-ecologica/

http://www.stateofmind.it/2014/11/ambiente-benessere-educazione-ambientale/

http://www.stateofmind.it/2017/03/coltivare-lintelligenza-emotiva-intelligenza-ecologica/

http://www.decrescitafelice.it/2011/01/ecologia-profonda-e-decrescita/

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/i-temi-di-laudato-si

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About Author

Sono Lilly Cavicchioni; ho recentemente conseguito la laurea Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità presso l’Università Europea di Roma. In passato ho svolto un tirocinio formativo pre-laurea presso l’associazione DAI, Disturbi Alimentari in Istituzione, e al momento sto svolgendo il tirocinio post-laurea presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, mantenendomi nel settore dei Disturbi Alimentari. Al termine del tirocinio effettuerò l’esame di abilitazione alla professione per poi continuare il mio percorso formativo nell'ambito della psicoterapia, scegliendo una scuola di specializzazione con un approccio Cognitivo Comportamentale.

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