Tenere il corpo in allenamento, liberare la mente dallo stress e avere uno spirito positivo sono alcuni dei benefici tratti dal camminare.

Camminare fa bene e migliora la salute. Soprattutto se praticato con regolarità.

I più grandi esperti della salute consigliano di passeggiare almeno 30 minuti al giorno per mantenere una buona condizione fisica.

Essendo anche un movimento naturale che non richiede né sforzo fisico né cognitivo, può essere praticato da tutti, giovani e anziani.

Libera la mente…

 Gli antichi dicevano “mens sana in corpore sano”: oggi non c’è affermazione più vera. Più il corpo beneficia dell’ambiente, più il cervello sarà più rilassato e gioverà del benessere.

Ciò che emerge dal mondo della scienza e della medicina è che camminare sia un potente farmaco per l’umore, la salute ed il cervello.

In particolare:

  • Migliora l’umore: Miller e Krizan, due ricercatori dell’Università dell’Iowa, hanno osservato centinaia di studenti per sapere se facessero esperienza di un improvviso miglioramento del proprio stato d’animo mentre passeggiavano. I ragazzi non sapevano che la causa poteva essere il camminare. I ricercatori hanno sempre mascherato il test proponendolo “qualcosa d’altro” da fare durante una passeggiata. Gli studenti, quindi, non erano a conoscenza del fatto che camminare potesse influire sul proprio umore. Dopo soli 12 minuti risultavano aumentati la giovialità, il vigore, la capacità di attenzione e la fiducia in se stessi. (http://experimentalbiology.org/2017/Home.aspx)
  • Aumenta la creatività: camminare favorisce la creatività e l’ispirazione. Questo perché il cervello è completamente concentrato sull’ambiente che lo circonda e sul luogo che si sceglie per passeggiare. Bastano solo dai 5 ai 15 minuti per trovare e provare dei benefici. Il pensiero creativo che entra in azione viene chiamato “pensiero divergente” perché permette di trovare diverse soluzioni al problema, scegliendo quella migliore.
  • Mette in comunicazione le cellule cerebrali: alcuni ricercatori hanno osservato un campione significativo di adulti e persone anziane che avevano appena iniziato a mettere in atto esercizi fisici semplici e camminate. Dopo un anno di questo allenamento leggero risultava nettamente migliorata la connettività tra le cellule della corteccia frontale, posteriore e temporale. In particolare, risultavano migliorate le reti del cervello responsabili della disfunzione cerebrale legata all’invecchiamento.
  • Migliora la memoria: per scoprire ciò, è stata messa in relazione la camminata con la capacità di svolgere alcuni compiti improntati sulla capacità mnemonica. I partecipanti ai quali veniva consentito di camminare al proprio passo aumentavano le loro abilità di memoria rispetto a coloro che dovevano camminare al passo imposto dai ricercatori.

… e libera dalla depressione

L’esercizio fisico, in particolare la camminata, aiuta le persone a riprendersi dalla depressione. Quando le persone si deprimono o vivono uno stato di ansia, molto spesso sentono di non aver il controllo della propria vita.

La camminata restituisce il controllo del corpo e, così facendo, si inizierà ad avere anche un controllo maggiore sugli eventi vissuti e sperimentati.

In particolare, a contatto con la natura e con gli alberi si spegne l’attività del cervello costantemente a lavoro quando rimuginiamo, ossia pensiamo in modo ossessivo sempre alle stesse cose, a partire da quelle che, dal nostro punto di vista, non funzionano.

Ovviamente ciò ha anche una spiegazione scientifica: a contatto con gli alberi finiamo di rimuginare perché il sangue non irrora la parte del cervello chiamata corteccia prefrontale sottogenicolata, la quale è responsabile del cosiddetto “pensiero fisso” di una persona.

E’ proprio nei momenti di contatto con se stessi che riusciamo improvvisamente a dare un senso più critico alle cose, pensando anche a nuove strategie. Qualsiasi nuovo pensiero, poi, è un modo per rompere i legami che ci tengono incatenati all’interno del nostro “carcere depressivo”.

Un cambiamento così incredibile può avvenire in diversi modi. Prima di tutto, si manifesta il principio chiamato “neurogenesi” nel quale si creano nuove cellule cerebrali. Inoltre, il ritmo cardiaco si regola, il cervello riceve più ossigeno e favorisce il rilascio di sostanze neurochimiche più piacevoli, positive e motivanti. Questa chimica interna favorisce la creazione di nuove cellule e fortifica le connessioni neurali.

Automatismo ed infelicità

 Ci sono, inoltre, altri aspetti da prendere in considerazione quando si parla del cervello. Vi sono alcune abitudini che, senza neanche accorgersi, diventano automatiche: il nostro cervello le mette in pratica senza alcuno sforzo cognitivo.

Inevitabilmente si entra così nella cosiddetta “routine quotidiana”. Bisogna ricordarsi che:

  • Il più grande nemico del cervello è la routine: svolgere la stessa azione quotidianamente ci fa cadere in una sorta di depressione e sconforto senza che ce ne accorgiamo. L’attenzione inizia a calare perché non abbiamo più altri stimoli da seguire.
  • La routine crea sconforto e questo influenza inevitabilmente il cervello.
  • Giorno dopo giorno il cervello comincia ad agire in maniera automatizzata, eliminando inevitabilmente qualsiasi tipo di momenti di creatività e di benessere: esso diventa un computer programmato ad eseguire regole precedentemente stabilite. Tutto ciò è un grosso rischio sia per la salute fisica che emotiva.

Secondo alcune ricerche i cervelli più automatizzati sono quelli propri di chi vive nelle grandi città. Chi vive in campagna, invece, ha maggior apertura al verde e maggior disponibilità di eseguire attività fisiche leggere come la camminata.

All’aperto ed in mezzo alla natura ci liberiamo dal senso di soffocamento che molto spesso ci blocca. Camminando possiamo fare i conti con noi stessi, riconoscendo le nostre fragilità ed i nostri punti di forza.

Camminare attiva un cambiamento positivo per il nostro benessere, fuori e dentro ognuno di noi.

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Frequento il secondo anno di triennale presso la Lumsa. Attualmente sto frequentando un tirocinio volontario presso l’ISP. Il mio obiettivo è quello di specializzarmi in Psicologia Giuridica nell’ambito del penale.

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